Ho ricevuto lettere dello stesso tipo nelle estati precedenti.
Una nonna mi scrive affaticata dalla consuetudine di ospitare i tre nipoti, ormai grandicelli, nella casa al mare e per lunghi periodi. “Mia figlia lo dà per scontato, dalle nascite o quasi. Dopo pochi giorni che siamo qui me li porta con armi e bagagli, viene nei fine settimana, non tutti, e di riprenderli se ne parla a Ferragosto, quando lei e il marito hanno le ferie”.
Un’altra invece si lamenta perché la nuora che (eccezione infrequente!) in estate preferiva affidare il nipotino a lei e non a sua madre, ora che il piccolo ha quattro anni ha deciso di iscriverlo a un asilo estivo. Il padre (figlio della scrivente) è d’accordo. La nonna , felicissima del rapporto “pieno di amore e fantasia” che aveva stabilito con il bambino, si sente sola e triste.
È davvero variegata la “nonnità”! Per la maniera in cui la interpretiamo noi stesse, le protagoniste, e anche (soprattutto, talvolta) a causa dell’atteggiamento dei principali aventi causa, cioè i genitori dei nipotini, nostri figli e figlie. Che varia dalla pretesa (di assistenza a oltranza) all’abbandono (del supporto non più gradito o utile), di rado praticando ragionevoli vie di mezzo.
Nel primo caso la risposta è banale. Superate le eventuali fasi di impossibilità a gestire altrimenti i bambini, e salvo situazioni davvero fuori norma, i nonni devono chiarire senza remore la propria disponibilità di tempo e gestire liberamente se stessi. Nell’interesse di figli e nipoti, oltre che proprio: accuditi anche nell’età adulta, i primi non diventeranno “veri” genitori e i secondi avranno le idee confuse sui ruoli familiari, mentre è importante che abbiano un riferimento autorevole preciso (papà e mamma).
Per la nonna triste provo empatia, si capisce. Tuttavia penso che i genitori abbiano scelto bene. Gli esperti dell’infanzia sconsigliano l’affidamento continuo ai nonni, propagandando viceversa la compagnia dei coetanei, specie per i figli unici. Ora che il bimbo ha quattro anni, la scelta dell’asilo estivo mi sembra opportuna e infatti anche il papà la condivide. I miei nipoti hanno tratto vantaggio da questa esperienza, mentre noi nonni (paterni e materni) li abbiamo frequentati in altre occasioni. Immagino che anche lei potrà farlo.
Per concludere, riprendo da un precedente articolo quel che tutti gli esperti in faccende familiari consigliano a noi nonne. Ottima cosa essere disponibili, affettuose, soccorrevoli… Ma evitiamo di considerare la vita dei figli (e dei loro figli) come il completamento della nostra. Ognuno ha la sua. Se non coltiviamo degli interessi, anche molto semplici, manteniamo le relazioni sociali, prendiamo impegni da cui trarre qualche modesta gratificazione, c’è il rischio – cresciuti i bambini – di trovarci davanti un vuoto deprimente e pericoloso.
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