Pubblicato da: virginialess | 30 dicembre 2023

Buon 2024 a tutte le nonne !

Che sia un “luccicante” Capodanno!

Pubblicato da: virginialess | 12 agosto 2023

Quando i nonni diventano vecchi.

Pubblicato da: virginialess | 8 aprile 2023

Auguri a “Noi nonne”!!

Pubblicato da: virginialess | 23 marzo 2023

Il cervello delle nonne

Le nonne, lo sappiamo, sono importanti per la crescita dei nipoti. Li accudiscono, curano, intrattengono quando i genitori sono assenti e spesso durante la giornata perché lavorano.

Giocano, consolano, raccontano storie, fanno conoscere la vita dei genitori prima della loro nascita. Crescere con “brave”nonne migliora lo sviluppo emotivo dei bambini. È anche risaputo che le nonne amano stare con i nipoti e soffrono la lontananza, ancor più se motivata da incomprensioni e contrasti. Ma qual è il fondamento scientifico di questo rapporto intergenerazionale?

I ricercatori della Emory University di Atlanta, arruolate 50 nonne sane con almeno un nipote biologico tra i tre e i dodici anni, hanno scansionato il lor cervello di mentre guardavano le foto dei loro nipoti. Quindi le nonne sono state sottoposte a una risonanza magnetica funzionale per misurare la loro funzione cerebrale mentre guardavano: le immagini del loro nipote, di un bambino sconosciuto, del genitore dello stesso sesso del nipote e di un adulto sconosciuto. La visione delle immagini dei nipoti ha attivato maggiormente le aree del loro cervello associate all’empatia emotiva e alla motivazione, rispetto alle altre immagini.

Quando le nonne guardano le immagini del loro figlio adulto, si attiva maggiormente l’area del cervello associata all’empatia cognitiva. In pratica riescono a capire ciò che il figlio sta pensando e perché, ma non quel che sta provando a livello emotivo. Dunque, le nonne riescono a sentire ciò che provano i loro nipoti quando interagiscono con loro. S

e sorride, provano la gioia che prova il bambino. Se piange, sentono il dolore e l’angoscia che sta provando il bambino”. spiega James Rilling, autore della ricerca. E la loro cura affettuosa si associa a migliori risultati dei bambini nella scuola, nella socialità, nel comportamento e nella salute fisica.

Bella soddisfazione per noi, carissime!

Pubblicato da: virginialess | 10 gennaio 2023

Foto dei nipotini sui social? Meglio di no!

Ho deplorevolmente saltato gli auguri di buone feste e me ne scuso con  le nonne. Ero in montagna già da un po’, purtroppo raffreddatissima, così – malgrado la neve, il bel tempo e i nipoti (ormai grandi)-  non è andata benissimo.

In compenso, si fa per dire, ho ricevuto  diverse foto di nipoti piccolini da parte di nonne festanti. Passi per Wapp, gli amici in chat si spera siano avveduti, da evitare per principio nei vari social dai quali potrebbero “migrare” verso lidi sconosciuti e magari a rischio.

Ripubblico dunque in parte un articolo stagionato. Ci saranno in rete riferimenti più attuali, ma l’imprudenza continua a ripetersi:  le autorevoli esortazioni non hanno prodotto effetto. Continuo a imbattermi nell’esibizione imprudente di bambini e neonati. Siamo dominati dal potere dell’immagine, ok, il selfie impazza e i nostri soggetti pubblici si esibiscono a tutto spiano. Ma noi, care nonne, seguiamo un’altra “filosofia”!

Ne ha parlato Famiglia Cristiana. Sottolineando di averne avvertito più volte i suoi lettori, riporta la relazione del garante della privacy Antonello Soro, il quale ha messo in guardia contro la pedopornografia che “in rete, e particolarmente nel dark web* sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 sono state due milioni le immagini censite, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Fonte involontaria sarebbero i social network in cui i genitori postano le foto dei figli”. Vale anche per i nonni, è chiaro!

L’articolo critica a chiare lettere l’ “ansia da documentazione” che ci spinge ad immortalare ogni momento significativo della vita dei nostri figli. Senza capire che quest’abitudine è stupida, perché li espone a rischi. Questa forma di “esibizionismo per interposta persona”, che genera innumerevoli web-immagini, diventa fonte gratuita e disponibile per i tanti perversi del web. I pedofili infatti sono ben lieti di trovare tanto bel materiale pronto per farne uso e diffonderlo nei portali pedo-soft.

Nei quali non vengono diffuse immagini di nudo esplicito o sesso ma di bambini in posizioni o atteggiamenti innocenti, gradite a quel genere di pedofili. E, a proposito della stupidità di cui sopra: Ci chiediamo mai -insiste l’articolo- se interessi davvero a qualcun altro vedere “ritratti di famiglia in un interno” scattati in ogni ora del giorno e della notte? E, cosa ancor più seria, ci chiediamo mai se questi ritratti con minori possano “interessare” alle persone sbagliate?

L’argomento non è nuovo. Questo allarme del magistrato Valentina Sellaroli del Tribunale per i minorenni di Torino, non certo il primo del genere, risale al 2015 la quale evoca rischi più gravi del pedo-soft. Anzitutto c’è il rischio, sia pure non tanto frequente, che (…) persone comunque(…) interessate in modi non del tutto lecite (…) possano avvicinarsi ai nostri bambini dopo averli magari visti più volte in foto online. E ancora: Esiste anche una seconda preoccupazione che nasce da condotte criminose anche più frequenti. “Quelle di soggetti che taggano le foto di bambini online e, con procedimenti di fotomontaggio più o meno avanzati, ne traggono materiale pedopornografico di vario genere, da smerciare e far circolare tra gli appassionati”.

Insomma, care nonne, non lasciamoci prendere da sciocche smanie fotografiche, resistiamo alle “tentazioni” della rete e, qualora occorra, non esitiamo ad “allarmare” i genitori dei nostri nipotini.

http://www.famigliacristiana.it/articolo/esporre-i-figli-sui-social-stupido-perche-pericoloso/390278.aspx

*Dark web https://it.wikipedia.org/wiki/Dark_web

Pubblicato da: virginialess | 4 novembre 2022

Ministero dell’adeguata istruzione


L’aggiunta del termine merito al nome del ministero dell’istruzione da parte del nuovo governo ha provocato prevedibili polemiche.
Le quali, a mio parere, si dividono in due filoni.
Superfluo: la Costituzione prevede già interventi a favore degli studenti meritevoli sforniti mezzi. Sarebbe il caso di fornire aiuti seri, non citazioni.
Critico: nei confronti del lassismo (vero o presunto) della sinistra, che infatti ha subito evocato classismo ed emarginazione dei più deboli.
Entrambi gli schieramenti avrebbero da recitare parecchi mea culpa per il calo costante dei livelli dell’istruzione: si pensi alle tre I di Moratti e alla buona scuola di Renzi.
A voler proprio indicare fin dal nome la finalità principale, avrei premesso l’aggettivo adeguata. La nostra istruzione media non lo è, tutte le verifiche lo dimostrano e gli esempi tragicomici li sperimentiamo in ogni settore.
Ecco qualche dato: “La Cina è al primo posto e Singapore al secondo in Lettura/scrittura, matematica, scienze. L’Italia è rispettivamente al 32°, 31° e 40°, e sempre sotto la media Ocse, cioè la media dei paesi considerati dalla valutazione. La qualità dell’apprendimento sta precipitando. Nel 2022 al concorso nazionale per magistrati su 100 candidati (…) 95 sono risultati non idonei alle prove di ammissione”.(La Stampa)
Modificare la facciata prima ancora di esplorare il palazzo non mi sembra un buon inizio,ma riconoscerei senza esitare i meriti di chiunque riuscisse a far risalire i punteggi dei nostri studenti!

Pubblicato da: virginialess | 22 settembre 2022

Peppa Pig

Non soltanto “Noi nonne”… Anche chi non ha figli piccoli o nipotini sarà al corrente delle ultime vicende di Peppa Pig. La celebre maialina inglese ha ora in classe un compagno orsetto fornito di due mamme.

Si tranquillizzino i politici che hanno espresso veemente indignazione: la puntata non verrà per ora trasmessa in Italia, mancando i diritti TV.

Ne scrivo perché giorni fa ho ascoltato con divertimento per radio parte di un articolo, credo di Manzini (inizio mancato), che ironizzava sulle “anomalie” dei personaggi disneyani, seguiti da tre (quattro?) generazioni di bambini anche nostrani. Eccone qualcuna.

Paperino vive con i nipoti Qui, Quo, Qua: ne è adottante, affidatario, tutore?

Paperina, la sua fidanzata, ne è anche nipote, in quanto cugina dei tre.

Zio Paperone appare decisamente misogino: genera sospetti gay? Dissento e aggiungo di mio il remoto ricordo di una storia d’amore con Doretta Doremì.

Pippo è un cane: ama Clarabella, una mucca, e ha a sua volta un cane, Pluto. Qualcuno mi ha fatto notare che in seguito Clarabella si è fidanzata con Orazio… Un cavallo, peraltro, non un bovino!

L’unica coppia “normale”, Gambadilegno e Trudi, sono però dei malfattori.

Eccetera.

Nessun personaggio pubblico, che si sappia, ha fatto mai una piega…

Pubblicato da: virginialess | 18 agosto 2022

Che noia, nonna! Ottimo, nipote…


Quest’anno me ne sono ricordata in ritardo… Riprendo comunque il tema per tranquillizzare, nello scorcio d’estate che resta, qualche nonna un po’ in crisi.
Non preoccupatevi se i nipotini che trascorrono con voi parte delle vacanze dichiarano di annoiarsi. Siatene anzi liete…

“Annoiarsi stimola la mente” …. proprio (…) quella sensazione di “vuoto” da rifuggire e da riempire a tutti i costi è in realtà una risorsa positiva.(…) a lei va infatti il merito di “aguzzare” l’ingegno dei bambini rendendoli più creativi e disponibili a organizzare autonomamente il tempo libero (…). Difende l’apporto positivo della noia anche Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello Sviluppo all’Università La Sapienza di Roma. “Mamme e papà della classe medio-alta, in effetti, si affannano troppo a “riempire” il tempo libero dei figli con tante attività – dallo sport, alla musica e così via – con il rischio di farli crescere ‘eterodiretti’, vale a dire sempre rivolti all’esterno, a qualcos’altro”.

Al contrario… Non avere nulla da fare, da leggere o da pensare, stimola lo spirito di iniziativa e sprona la fantasia. (…) I bambini Sono presi dalle attività scolastiche ed extrascolastiche, da sport e corsi di musica, da feste per i compleanni (…) quando hanno un’oretta “vuota”, il panico: non sanno cosa fare. (…) Non è una sensazione nostra, ma un problema diffuso, che è stato anche oggetto di una ricerca inglese, condotta nell’East Anglia University, su un campione di 400 temi di fantasia scritti da bambini tra i 10 e gli 11 anni. È risultato che i ragazzini avevano pochissima fantasia e capacità inventiva personale ed erano invece molto influenzati dalle trame dei cartoni animati o di serie televisive.
Infatti (prosegue la Ferraris)…bisogna evitare che la televisione diventi l’unico passatempo… Lo stesso discorso vale anche per i passatempi di oggi, come playstation, videogiochi e computer, che propongono ai più piccini forme di divertimento preconfezionato con poco spazio per la fantasia.

Capito, care nonne? Non affanniamoci a “far divertire” i nipoti, lasciamo che si organizzino/annoino da soli. Ai consigli degli esperti contrappongo una piccola eccezione: se proprio li vedete “persi”, aiutateli ogni tanto a inventare una bella storia!

Pubblicato da: virginialess | 15 Maggio 2022

Nonni bugiardi

Noi nonne

200369213-001Mi sembrava così ovvio che forse non l’ho  messo in evidenza come si conviene tra le “regole” per i nonni. Non devono indurre i nipotini a dire bugie!

Sarò più chiara riferendo una scenetta,  all’apparenza insignificante, cui ho assitito di recente. Una nonna con il  nipotino di circa sei anni entra nel bar in cui sto prendendo il caffè. Anche lei ne ordina uno e dice al piccolo – decisamente grassoccio-  che, se vuole,  può prendere una spremuta d’arancia. Lui protesta: è attratto da un cornetto con la panna. “La mamma non vuole che mangi dolci!” Discutono un po’, accenno di capriccio del bambino… “Te lo prendo, ma non dirlo a mamma.”

Malissimo. Consentire di nascosto quel che è vietato dai genitori è uno degli errori più gravi che i nonni possono commettere. Ne mina l’autorità, pratica vietatissima, e vi aggiunge la “legittimazione” della menzogna.

Noi nonne abbiamo idee…

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Pubblicato da: virginialess | 26 marzo 2022

Nonne in guerra


Questa nonna ucraina si chiama Nina, vive a Ferrara e ha dichiarato a “La Stampa” “Abbraccio i miei nipotini fuggiti dall’inferno” . Non leggo l’articolo in rete -riservato agli abbonati- e banalmente la immagino in Italia già da più anni, magari badante di un nostro nonno/a. Ne conosco alcune e ho notizia di molte, emigrate che sostengono le famiglie con i loro non lauti guadagni: l’Ucraina è un paese povero e disuguale…
Tante nonne sono fuggite con figlie e nipoti, mentre gli uomini sono rimasti ad affrontare i russi; altre con i soli nipoti perché ci sono anche donne combattenti. Eroica “forzatura” perché il pacifismo ci è senza dubbio più congeniale.
Provo a mettermi in una delle situazioni possibili durante questa guerra inattesa e sciagurata. I miei nipoti sono maschi ormai adulti: dunque armati, ho da scegliere se invasori o invasi. Terribile comunque.
Se ne avessi di più piccoli, o delle nipoti, da ucraina mi troverei in fuga con loro, oppure nella disperazione dei rifugi di una città bombardata. Ma sarei angosciata anche da russa, come -ne sono certa- i tanti cittadini contrari all’uso delle armi e alle politiche aggressive di Putin.
E rifletto con amarezza, care nonne, sulla superficiale sensazione di tranquillità che ha caratterizzato finora gran parte della nostra generazione: troppo giovane per ricordare la guerra mondiale, in definitiva distratta, a onta di manifestazioni e cortei, nei confronti di quelle lontane dai nostri occhi. Ora li spalanchiamo impaurite.

Pubblicato da: virginialess | 22 gennaio 2022

Nipotini in dad

Speravamo in famiglia di aver chiuso l’esperienza negativa della didattica a distanza, dopo la maturità dell’ultimo nipote. Macchè, l’ha ritrovata all’università, ma non ne parlerò ora: è bravo, andrà avanti comunque.
Meritano senz’altro maggior attenzione i nipotini, quelli della materna e della primaria.
Me ne sono resa conto parlando al telefono con l’editor che ha valutato un mio testo: in smart working e alle prese con i figli di tre e sei anni, sani e in quarantena. Brava e “positiva” , non credo che lo sarei stata altrettanto alla sua età e nelle stesse condizioni.
Così ho fatto una breve ricerca sulla dad dei piccoli, trovando una situazione normativa che li isola, con tutti i danni psicologici che ormai conosciamo, e penalizza proprio le famiglie più virtuose.
Il sottosegretario alla salute Sileri infatti difende dad e quarantene: “Tra i 5 e gli 11 anni ad aver completato il ciclo vaccinale è una piccola percentuale”.
Ma non tutti i genitori hanno modo organizzarsi e, soprattutto, sono esasperati dalle assurdità burocratiche. Questa mamma della Brianza ha scritto alla redazione di un giornale locale, nella speranza di smuovere un po’ le acque .
“Volevo porre alla vostra attenzione come ATS Brianza, con le sue decisioni, stia arrivando addirittura a negare il diritto allo studio e alla frequenza scolastica (e non sto esagerando con questi termini!): grazie alle regole demenziali che impone (…) L’ultima, in vigore dal 18 gennaio, è che i bambini di rientro a scuola post isolamento, se sono stati positivi al Covid, devono presentare il certificato di fine isolamento (che ATS è in ritardissimo a spedire e quindi uno deve aspettare giorni prima di poter rientrare a scuola) E il certificato del pediatra che attesti che l’attestazione di ATS sia veritiera! Ma scherziamo?! Già i pediatri sono oberati di lavoro, ora gli facciamo attestare le cose già attestate? Seriamente, che problemi ha Ats?”
E conclude: “…questi bambini hanno diritto ad andare a scuola! Non se ne può più: sono penalizzati in tutti i modi. Ora basta! Per favore, intervenite”.
Ha ragione: la somma di pandemia e burocrazia è davvero intollerabile.

Pubblicato da: virginialess | 1 gennaio 2022

Che sia almeno migliore, care nonne!

AUGURI DI CUORE PER UN BUON

Pubblicato da: virginialess | 21 dicembre 2021

Hikikomori: com’è andata con il covid?


Il fenomeno degli hikikomori, ricorderete, nasce verso la fine degli anni ’90 in Giappone. Lì ragazzi in isolamento superano ormai il milione, ma sono in crescita soprattutto da noi: dai 15/20mila dell’autunno scorso, quando ho cominciato ad interessarmene, saremmo ora a oltre centomila.
Viene naturalmente da chiedersi quali effetti abbia prodotto la pandemia su questi reclusi volontari e le risposte non sono scontate.
Trovo sull’Uffingtonpost un’intervista a Marco Crepaldi, psicologo e fondatore di Hikikomori Italia.

C’è l’hikikomori che, prima del lockdown, stava cercando di uscirne. In questo caso, vediamo una battuta d’arresto: il giovane pensa di procrastinare la ripresa della vita sociale, le cure psicologiche a cui magari si era sottoposto e rimanda quindi la ‘guarigione’. C’è chi stava cercando di resistere alla tentazione di isolarsi che col lockdown potrebbe aver assaporato i ‘piaceri’ dell’isolamento e quindi potrebbe essersi convinto ancora di più della sua scelta

Peraltro non tutti gli effetti sono stati negativi: la didattica a distanza, sgradita anche per la perdita della socialità, ha consentito agli hikikomori di proseguire o riprendere lo studio. E qualcuno... Complice il distanziamento, le mascherine che coprono il volto, il coprifuoco, qualche hikikomori potrebbe essersi avventurato nel mondo esterno, esattamente come un animale selvatico quando l’essere umano è distante. È ciò che sta accadendo in Giappone. Il giornalista Pio d’Emilia da Tokyo racconta per l’Avvenire la storia di Masamichi, rimasto chiuso in casa per quasi 5 anni: “Stare fuori mi metteva paura, entravo nel panico. Ora è diverso, in giro c’è meno gente, la città è meno ostile. Mi sento a mio agio”
Ma per Crepaldi, non c’è da cantare vittoria: “Dovremmo gioire per un hikikomori che scende a comprare il latte, con la mascherina e torna a casa dopo dieci minuti, senza essersi relazionato con nessuno? Per superare la propria condizione, l’hikikomori deve tornare ad essere indipendente, deve costruire relazioni, superare la paura dell’altro. Sì, è possibile che si vedano più hikikomori in giro, ma non abbiamo risolto nulla se non li aiutiamo a riappropriarsi della propria vita”.

Giusto. E in che modo famiglia e società possono aiutarli? ne riparleremo.

https://www.huffingtonpost.it/entry/hikikomori-in-aumento-con-la-pandemia-molti-giovani-non-torneranno-a-scuola_it_60229572c5b6d78d4449ef4b

Pubblicato da: virginialess | 16 novembre 2021

Covid, boom dell’homeschooling. E gli hikikomori?

Mamma maestra: pro e contro

La pandemia continua ad avere effetti negativi sulla formazione dei nostri ragazzi. Dopo l’arretramento certificato dagli invalsi, trovo quest’altra notizia preoccupante.L’articolo che cito e riassumo proviene,come da titolo, dal sito https://www.hikikomoriitalia.it/.
Mi chiedevo infatti come avevano vissuto questo periodo in cui tutti siamo stati un po’ isolati. La premessa sulla scuola a casa è però utile, dividerò il pezzo in due “puntate”.
Molti genitori contrari al vaccino hanno deciso di ritirare i propri figli da scuola, attivando di fatto quello che viene definito “homeschooling”: la scuola si sposta a casa e l’insegnante diventa il genitore stesso, oppure, chi può permetterselo, ricorre a insegnanti privati.
L’educazione parentale non è una novità. Negli USA coinvolgeva oltre il 3% degli studenti, ora è arrivata addirittura al venti. In Italia non siamo a questi livelli, ma comunque in forte crescita: da 5mila a 15mila dal 2019 al ’21.
In generale la crescita dell’homeschooling e delle scuole private è un fenomeno strettamente collegato all’incapacità della scuola pubblica di essere inclusiva anche nei confronti dei ragazzi caratterialmente più deboli e con maggiori difficoltà di integrazione sociale.

Avere per insegnante un genitore o entrambi implica -oltre al carico di lavoro per lui/loro- diversi svantaggi abbastanza intuitivi. Per quanto istruiti e pronti ad aggiornarsi, i genitori saranno lacunosi in alcune materie e -più grave- comunicheranno il loro punto di vista, privando il ragazzo della varietà necessaria per una crescita personale autonoma. Venuti meno la socialità e il confronto con i coetanei, si svilupperà una dipendenza eccessiva dai genitori.
Si hanno anche alcuni vantaggi. Il più vistoso è la prosecuzione dello studio per i ragazzi che non frequenterebbero comunque le aule per gravi difficoltà di integrazione (per es.ansia, bullismo). Il percorso di studio, il ritmo e le modalità di apprendimento saranno adattati alle caratteristiche del singolo studente.Il rapporto genitori-figlio diverrà (si spera, pensiero mio) più ricco e profondo.

Pubblicato da: virginialess | 29 luglio 2021

Invalsi (e maturità) con la dad

Il nostro ultimo nipote, Davide, bravissimo fin dalle elementari, si è diplomato con 100 e lode. Avrebbe gradito un esame “normale”, pazienza, ora si prepara per l’ammissione all’università. Non sono una nonna vanitosa, lo scrivo per chiarire l’assenza di ogni personalismo nella “lamentazione” da ex prof che mi accingo a proporre. La ritengo doverosa: chiunque abbia (avuto) a che fare, pur marginalmente, con la scuola durante questi due anni dovrebbe ripetere ogni giorno la pressante richiesta di riprendere le lezioni in presenza.

Ecco infatti com’è andata con gli Invalsi, i (famigerati) test di valutazione che, per “difettosi” che siano, valutano in modo standardizzato le competenze degli studenti europei: https://pagellapolitica.it/blog/show/1153/invalsi-cosa-dicono-davvero-i-dati-sulla-scuola-in-tempi-di-dad.

L’articolo ne (ri)spiega il funzionamento, di cui ho già scritto, chiarisce i limiti e le finalità, espone i risultati relativi alle elementari, medie inferiori e superiori. Benino le prime, qualche regresso nelle seconde, pesante peggioramento nella fase finale della formazione di base. Infatti:

Per l’anno scolastico 2020-2021, a livello nazionale il 44 per cento degli studenti all’ultimo anno delle superiori non raggiunge «risultati adeguati» in italiano (+9 per cento rispetto al 2019), percentuale che sale al 51 per cento in matematica (+9 per cento rispetto al 2019). E, soprattutto:

…c’è una forte correlazione tra i risultati ottenuti e lo stato socio-economico dello studente. «In tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento si registrano in modo molto più accentuato tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli, con percentuali quasi doppie tra gli studenti provenienti da un contesto svantaggiato rispetto a chi vive in condizioni di maggiore vantaggio»

Il che significa che la dad è stata prevedibile causa di ulteriore discriminazione sociale. Speriamo che chi di dovere (penso soprattutto alle regioni per via dei trasporti) si affretti ad agire nella giusta direzione!

Pubblicato da: virginialess | 6 luglio 2021

Paperblog

«Convalido l’iscrizione a Paperblog sotto lo pseudonimo di virginialess ».

Pubblicato da: virginialess | 11 giugno 2021

Dopo la dad

Nelle settimane conclusive dell’anno scolastico gli studenti sono tornati finalmente tornati in classe.  Malgrado l’inevitabile disorientamento (e il disagio di alcuni) dopo tanti mesi di “segregazione”, con indubbio vantaggio psicologico e sociale. La grande maggioranza dei ragazzi era infatti ansiosa di ritrovare amici e compagni, ma (anche) i prof e  la scuola stessa, quale luogo fisico  di identità e compartecipazione.

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Ma il post dad, o come chiamarlo, non è privo di spine. A Milano, com’è noto, gli studenti del liceo classico Manzoni hanno occupato il cortile in segno di protesta. Lo striscione è loro. La dad – è il giudizio prevalente- li ha nel complesso danneggiati sul piano culturale; li avrà disabituati e impigriti quanto a verifiche e valutazioni?

Il Fatto Quotidiano riporta la testimonianza che la prof Luisa ha pubblicato su facebook.

Molti colleghi, presi dal programma da seguire a tutti costi, appena rientrati in presenza hanno iniziato a fissare interrogazioni e verifiche a raffica (…) Ieri entro in una mia classe: per la lezione successiva avevamo la verifica (fissata da tre settimane). I ragazzi mi implorano di non farla. “Perché?” chiedo. “Prof questa settimana abbiamo otto verifiche (!!!) senza contare le interrogazioni”. Guardo in agenda sul registro elettronico, è vero… resto agghiacciata. E comincia uno sfogo a valanga (degli studenti).

Lei concorda: “I ragazzi sono stremati, dicono che (giustamente) se hanno tutte queste verifiche, cosa imparano? Niente, perché non hanno neanche il tempo di fissare le cose. Giusto. La tensione cresce finché il più bravo della classe, urla tremante: “Questa non è scuola, io così non posso andare avanti”. Non servono commenti. Lo mando in bagno a sciacquarsi la faccia e lo rassicuro che così non continuerà. Anche se dentro di me so che non è così”.

Viene di criticare la categoria professorale (da cui provengo!), ma non mi risulta siano state fornite metodiche sulla gestione del post didattica a distanza. Durante la quale per varie ragioni non è stato sempre facile (anzi spesso difficilissimo) proporre interrogazioni e verifiche a distanza

Grave ostacolo la perdurante carenza dei collegamenti. Qui una delle molte testimonianze: https://www.open.online/2021/03/11/covid-19-italia-dad-studenti-senza-pc-e-scuole-senza-connessione/

Pubblicato da: virginialess | 1 Maggio 2021

Festa del lavoro (mancante)

I tempi sono cupi ormai da un anno: lo sappiamo, e  il concertone del 1° maggio  nell’Auditorium vuoto fa da simbolo eloquente.

Prima non apparivano comunque prosperi per le nostre figlie e nipoti,  “titolate” o meno, quanto al lavoro o alla sua ricerca; ora la fila rischia – per le meno fortunate quanto a sostegno familiare- di spostarsi davanti ai luoghi  dell’assistenza quotidiana.

Leggo con tristezza un articolo  de Il sole24  che propone una “lettura  integrata” del  “rapporto appena pubblicato da Istat in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Inps, Inail e Anpal dal titolo Il mercato del lavoro 2020”. Riporto qualche stralcio. (https://www.infodata.ilsole24ore.com/2021/03/16/limpatto-covid-19-sul-lavoro-delle-donne-cinque-punti/?refresh_ce=1)

Le donne che hanno perso il lavoro nel 2020 sono il doppio rispetto ai colleghi uomini. […]  da un lato perché occupano più spesso posizioni lavorative meno tutelate, ma dall’altro perché sono impiegate nei settori che sono stati più colpiti della crisi. Dal documento emergono 5 elementi che riguardano l’occupazione femminile.

Primo, la percentuale di donne che ha perso il lavoro nel 2020 è stata doppia rispetto a quella dei maschi … La caduta del tasso di occupazione è stata dell’1,3% fra le donne contro lo  0,7% negativo fra gli uomini. Il gap sul tasso di occupazione tra donne e uomini passa da 17,8 punti del 2019 a i 18,3 punti percentuale in favore di questi ultimi.

Secondo, il divario occupazionale di genere che si era creato durante il lockdown non è stato colmato, e nemmeno si è ristretto nei mesi successivi.  Il periodo più duro per l’occupazione femminile è stato il primo lockdown, ma la rilevazione del 14 giugno 2020 mostra che la variazione tendenziale delle posizioni scende al -2,9% per i maschi fino al -4,8% per le femmine, e il 31 luglio 2020, il divario permane: -1,6% fra gli uomini e -3,1% fra le donne.

Terzo, le donne risultano più penalizzate anche nelle nuove assunzioni. Considerando i primi nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si registra un calo del 26,1% delle nuove assunzioni che hanno riguardato le donne a fronte della diminuzione del 20,7% dei contratti attivati per gli uomini. Nel secondo trimestre 2020, la riduzione delle attivazioni dei rapporti di lavoro delle donne supera di 6,2 punti percentuali il calo osservato per la componente maschile. Con l’estate le cose non sono andate molto meglio. Al 30 settembre 2020 il saldo annualizzato per gli uomini è nuovamente positivo e risulta già in crescita di 15 mila posizioni, mentre per le donne si registra un calo di 38 mila posizioni.

Quarto, le donne sono la categoria ad aver registrato il minore numero di reingressi nel mercato del lavoro. Dal 4 maggio al 30 settembre 2020 sono rientrati nel mercato del lavoro 67 mila persone che avevano perso la propria occupazione durante il periodo 1 febbraio- 3 maggio. Ma solo il 42,2% delle donne ha goduto di questa possibilità.

Quinto, per le lavoratrici che sono riuscite a trovare lavoro è stata più dura riuscirci. Le donne sono la categoria  che ha dovuto attendere il maggior tempo prima di trovare una nuova occupazione. 100 giorni in media, cioè tre mesi: 21 giorni in più rispetto al 2019.

Il “Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)” ovvero il quotidianamente citato Recovery plan  da 200 miliardi e passa appena approvato dal governo Draghi contiene delle misure in favore dell’occupazione femminile.  Saranno efficaci? Lo capiremo presto , care nonne.

 

 

 

 

 

Pubblicato da: virginialess | 3 aprile 2021

Auguri, care nonne!

Molte cioccolaterie hanno offerto uova ai bambini in ospedale. Questo -da Norcia, 30 chili-  mi sembra il più adatto agli auguri di quest’anno. La titolare, in foto con la figlia,  è reduce dal Covid e la scritta recita: “Lo configgeremo e torneremo ad abbracciarci!”

Noi nonne lo speriamo con forza. E mandiamo auguri di cuore a tutte, e specialmente quelle lontane dai loro cari e purtroppo afflitte da sofferenze e lutti. Un grande abbraccio.

Pubblicato da: virginialess | 8 marzo 2021

8 marzo (un déja vu?)

E “rieccoci” alla giornata della donna! Ripetitiva fino a un certo punto.  I  femminicidi sono stabili, ma aumentati in proporzione agli altri reati, che invece risultano in calo.  Cambiato vistosamente il quadro politico, la pandemia perdura e la crisi economica si aggrava. È altissimo il numero delle donne che hanno perso il lavoro: il 99%  del considerevole totale. I vaccini però ci sono e, malgrado i vistosi “inciampi”, si spera di velocizzarne la somministrazione.

Mettiamo  un attimo da parte i nostri guai  rammentando le donne notevoli del passato . L’anno scorso avevo dedicato l’8 marzo a una rivoluzionaria francese* , questa volta scelgo l’americana Amelia Earhart (1897-1937), considerata  un’eroina e anche  un’icona del femminismo. Fu infatti  la prima pilota a sorvolare i due oceani e a tentare il giro del globo.

Qui la sua avventurosa biografia http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/amelia-earhart/   Com’è noto, l’areo scomparve nel corso del secondo: le ricerche si protrassero per diversi anni e le ipotesi fino ai nostri giorni.

Sulle cause e il luogo dell’incidente, sono state avanzate numerose ipotesi, alcune decisamente fantasiose. Si pensò persino che, costretti ad un atterraggio di emergenza, la Earhart e Noonan (ingegnere aereonautico, unico equipaggio) fossero stati catturati e giustiziati come spie dai Giapponesi, oppure che Amelia avesse fatto volontariamente perdere le proprie tracce, rifacendosi una vita altrove. In realtà la causa del disastro fu con ogni probabilità un guasto meccanico o l’esaurimento imprevisto del carburante per un calcolo di navigazione errato.
Il mistero della tragica scomparsa ha del resto contribuito ad alimentare il mito di Amelia Earthr […] Su di lei sono stati scritti centinaia di articoli e libri, che si aggiungono a quelli di cui lei stessa fu autrice, come 20 Hrs, 40 Min, sulla prima trasvolata atlantica, The fun of it e Last Flight, (pubblicato postumo dal marito) che raccoglie i diari dell’ultimo volo”

Olympe de Gouge  https://virginialess.wordpress.com/2020/03/08/8-marzo-sotto-virus/

 

 

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