Pubblicato da: virginialess | 29 settembre 2012

La nonna preferita e i geni

Credo sia normale la prefenza del nipotino per uno dei nonni, di solito una nonna. Che sia spesso la materna, appare scontato o quasi. Infatti ha maggiore familiarità e vicinanza con i nipoti perché sua figlia preferisce affidarli a lei, piuttosto che alla suocera:  per le note ragioni… Insomma, la motivazione mi sembrava banale e confesso di non aver pensato ai geni!

Il loro studio è andato molto avanti  dal 1986, quando il nostro Renato Dulbecco, premio Nobel di recente scomparso, lanciò il progetto genoma. Negli anni successivi non l’informazione  scientifica, che ha comunque le sue “fasi”,  ma i media generalisti hanno menzionato i geni con frequenza  direi “esagerata”. Non tanto per dare spiegazioni sull’ importanza e i vantaggi per la salute di queste ricerche, quanto  per associare, con semplificazione quasi umoristica, qualche gene – con la sua sigla subito dimenticata – alle caratteristiche fisiche, psichiche  e comportamentali più disparate.

Torniamo ai nonni,  partendo da uno studio di M.A.Euler e B.Weitzel dell’Università di Kassel, che trovo nel sito www. promentis.it a cura della dott.ssa Paschetta. I quali “Dopo aver selezionato un campione di 1867 soggetti, equamente distribuiti per età, hanno posto loro il seguente interrogativo: “Quanto spesso ciascuno dei suoi nonni si occupava di lei quando era piccolo?”sono giunti alla conclusione “che la distanza spaziale fra le abitazioni delle famiglie e l’età dei nonni non giochino alcun ruolo, mentre il tipo di parentela sia assai rilevante. Sembra infatti che ad essere più premurosa sia in media la nonna materna, seguita a ruota dal nonno materno e dalla nonna paterna; buon ultimo giunge infine il nonno paterno.”

E cosa c’entrano i geni? Passiamo alla spiegazione della “graduatoria” tra i nonni, che – per quanto convincente – mi lascia un po’ fredda. Niente di personale, anzi. Quale nonna materna ne traggo per così dire vantaggio, ma tendo a privilegiare l’importanza della vicinanza, qualità della relazione, affetto e cura rispetto alla “mera” genetica. Basti pensare al rapporto, talvolta persino più intenso, che non pochi nonni hanno con un nipote adottivo

Da un punto di vista evoluzionistico, il criterio che guida la scelta del partner ed il comportamento sessuale è dato dalla trasmissione del proprio patrimonio genetico alla generazione successiva. Questo modello comportamentale si estende tuttavia oltre l’aspetto strettamente riproduttivo, e riguarda più in generale anche i comportamenti di cura ed accudimento. La quantità e la qualità delle premure verso i propri familiari, dunque, sono direttamente proporzionali al grado di “prossimità” della parentela. Quanti più geni il discendente sarà verosimilmente in grado di trasmettere a sua volta alla propria progenie, tanto più intense sono le cure e le attenzioni nei suoi confronti. (…)Mentre la maternità è sempre certa oltre ogni ragionevole dubbio, della paternità non si può in ogni caso essere altrettanto sicuri. Questo spiegherebbe, secondo i due ricercatori tedeschi, il primato delle nonne materne nelle premure verso i nipoti: “Il grado più alto di certezza che il bambino sia davvero suo nipote ce l’ha la nonna materna; il più incerto, per contro, è il nonno paterno, che non può essere sicuro né della propria paternità né di quella del figlio”.


Risposte

  1. […] uno studio condotto da M.A.Euler e B.Weitzel dell’Università di Kassel, fu sottoporto a un capione di 1867 soggetti, uno semplice quesito: “Quanto spesso ciascuno […]

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