Pubblicato da: virginialess | 25 novembre 2017

25 novembre. Come ogni anno…

Quest’anno  farò un discorsetto “conservatore”… La  ragazza della foto è Ylenia: al processo in corso, smentita da sua madre, tenta di scagionare il ragazzo che le diede fuoco (ed era incinta!). Lo ama e vuole tornare con lui.

Come da rituale siamo qui a piangere i femminicidi, cioè -è il caso di ri-tradurlo- il centinaio e passa  di donne ammazzate (la quasi totalità) dai loro uomini, deplorando nel contempo la violenza di genere nelle sue varie forme. Seguono le spiegazioni socio-educative, culturali eccetera, incluse le attribuzioni  di responsabilità per le madri  (solo loro?) che hanno  (mal)educato  i violenti.

La novità del 2017 è che le femministe italiane hanno un piano contro la violenza, eccolo, il quale esordisce con l’uso non sessista della  lingua (https://www.internazionale.it/bloc-notes/annalisa-camilli/2017/11/22/piano-violenza-non-una-di-meno). Bene, mette conto leggerlo.

Intanto mi tornano in mente le  esperienze del corso di volontariato  presso Telefono rosa di Roma. In primis l‘amore malato:  gran parte delle donne che chiedevano aiuto erano coinvolte nel suo  circolo sciagurato e tendevano a giustificare il maltrattatore, spesso colpevolizzandosi.  Poveretto, aveva tanti problemi (elenco, dall’infanzia), era geloso per temperamento (forse gliene davano motivo), teneva agli orari e all’ordine (loro non abbastanza), e via “annichilendosi”. È su questa sindrome che bisogna soprattutto lavorare! E occorre introdurre l’obbligatorietà del percorso rieducativo per gli uomini maltrattanti: i consultori ad hoc si sono diffusi, ma evidentemente non basta.

Infine, la violenza sessuale da parte di sconosciuti o  “amici” occasionali (minoritaria ma devastante). Nessuna restrizione alla libertà di muoversi, vestire, accompagnarsi, ci mancherebbe. Tuttavia i diritti vanno esercitati con razionalità e pragmatismo; sconsigliare alle giovani nipoti di cacciarsi in situazioni a rischio, non mi sembra una manifestazione di arretratezza.

 


Risposte

  1. Vero, la consapevolezza maschile del problema appare in aumento. Come pure le iniziative di coordinamento e assistenza.
    Questo per es. è attivo da alcuni anni e il suo motto recita: “La violenza di genere colpisce le donne, ma è un problema degli uomini. È il momento di parlarne con noi e tra di noi. Per questo nasce NoiNo.org.”
    Difficile, tuttavia, indirizzarvi gli uomini che ne avrebbero davvero bisogno!

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  2. Sono d’accordo. Un aspetto positivo, almeno sembra, è che progressivamente molti più uomini si interessano al problema e fanno autocritica, invitando i loro pari genere a non tacere. Cito dal Corriere della Sera di oggi: “L’imperativo è: cambiare i linguaggi, cambiare i comportamenti” #dauomoauomo
    Una figlia, una donna.

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