Come da rituale siamo qui a piangere i femminicidi, cioè -è il caso di ri-tradurlo- il centinaio e passa di donne ammazzate (la quasi totalità) dai loro uomini, deplorando nel contempo la violenza di genere nelle sue varie forme. Seguono le spiegazioni socio-educative, culturali eccetera, incluse le attribuzioni di responsabilità per le madri (solo loro?) che hanno (mal)educato i violenti.
La novità del 2017 è che le femministe italiane hanno un piano contro la violenza, eccolo, il quale esordisce con l’uso non sessista della lingua (https://www.internazionale.it/bloc-notes/annalisa-camilli/2017/11/22/piano-violenza-non-una-di-meno). Bene, mette conto leggerlo.
Intanto mi tornano in mente le esperienze del corso di volontariato presso Telefono rosa di Roma. In primis l‘amore malato: gran parte delle donne che chiedevano aiuto erano coinvolte nel suo circolo sciagurato e tendevano a giustificare il maltrattatore, spesso colpevolizzandosi. Poveretto, aveva tanti problemi (elenco, dall’infanzia), era geloso per temperamento (forse gliene davano motivo), teneva agli orari e all’ordine (loro non abbastanza), e via “annichilendosi”. È su questa sindrome che bisogna soprattutto lavorare! E occorre introdurre l’obbligatorietà del percorso rieducativo per gli uomini maltrattanti: i consultori ad hoc si sono diffusi, ma evidentemente non basta.
Infine, la violenza sessuale da parte di sconosciuti o “amici” occasionali (minoritaria ma devastante). Nessuna restrizione alla libertà di muoversi, vestire, accompagnarsi, ci mancherebbe. Tuttavia i diritti vanno esercitati con razionalità e pragmatismo; sconsigliare alle giovani nipoti di cacciarsi in situazioni a rischio, non mi sembra una manifestazione di arretratezza.
Vero, la consapevolezza maschile del problema appare in aumento. Come pure le iniziative di coordinamento e assistenza.
Questo per es. è attivo da alcuni anni e il suo motto recita: “La violenza di genere colpisce le donne, ma è un problema degli uomini. È il momento di parlarne con noi e tra di noi. Per questo nasce NoiNo.org.”
Difficile, tuttavia, indirizzarvi gli uomini che ne avrebbero davvero bisogno!
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By: virginialess on 27 novembre 2017
at 14:51
Sono d’accordo. Un aspetto positivo, almeno sembra, è che progressivamente molti più uomini si interessano al problema e fanno autocritica, invitando i loro pari genere a non tacere. Cito dal Corriere della Sera di oggi: “L’imperativo è: cambiare i linguaggi, cambiare i comportamenti” #dauomoauomo
Una figlia, una donna.
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By: Una figlia. Una donna on 25 novembre 2017
at 18:00